Il Fast Fashion è una tendenza della fashion industry che ha reso la moda economicamente più accessibile. Il suo grande successo risiede nel fatto di aver dato la possibilità ad una platea ampissima di vestirsi secondo le tendenze del momento ad un prezzo ridotto. Certo, il fast fashion è uno strumento che appiana le differenze, dando accesso a tutti al mondo della moda. Ma a quale prezzo?

Uno dei problemi di questa moda è che si fonda sull’idea che gli outfit ripetitivi implichino una bassa esibizione di sé stessi. La soluzione, secondo la filosofia del fast fashion, risiede nella possibilità di effettuare continui cambi d’abito, il ché denoterebbe una personalità dinamica e versatile. Ecco, quindi, che si crea sull’acquirente una forte pressione sociale ad acquistare ancora e sempre di più.

Ormai siamo abituati a comprare senza riflettere sul prezzo. Il fast-fashion costa poco, perché le aziende che lo incentivano risparmiano sulla manodopera, andando a realizzare i loro abiti in Paesi in via di sviluppo, dove non vi è alcuna attenzione nei confronti dei diritti civili e sociali, e dove i lavoratori hanno paghe misere.

A questo si aggiunge un altro dato particolarmente problematico: l’industria della moda è responsabile del 10% dell’inquinamento globale ed è il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello del trasporto aereo. Secondo l’OCSE, il settore fashion inquina come 372 milioni di auto in un anno.

Tra le catene più famose di fast-fashion troviamo Shein, che con la sua sovrapproduzione di capi e la mancanza di informazioni sulla filiera di produzione e approvvigionamento dei materiali, si è guadagnata una pessima reputazione a livello mondiale.

Secondo l’inchiesta Shein Untold: inside the Shein Machine i dipendenti di questa azienda ricevono una retribuzione mensile di 4 mila yuan, che corrispondono a circa 550 euro, nonostante lavorino 18 ore al giorno con solo un giorno libero al mese. Senza contare che per ogni errore commesso dalla singola sarta, questa vede detrarsi i 2/3 della paga giornaliera. Inoltre, secondo un report di Greenpeace, i prodotti venduti non rispettano il limite UE relativo alle sostanze chimiche che possono essere contenute nei capi di abbigliamento. Eppure, molte persone ancora acquistano da questo grande marchio.

Shein è solo una tra le tante aziende che fa leva sui valori del fast fashion. Come fare quindi per limitare i danni sociali e ambientali prodotti da queste aziende?

Dobbiamo essere noi per primi ad effettuare scelte consapevoli, acquistando capi che non siano realizzati con un eccessivo sfruttamento delle risorse, non solo materiali ma anche umane, per limitare l’inquinamento ambientale. Questo non significa necessariamente acquistare abiti su misura e d’alta moda, ma piuttosto fare scelte informate e acquistare in modo etico.