Secondo l’ultimo rapporto Legambiente, l’Economia Circolare è una scelta strategica per le aziende che decidono di intraprendere questo percorso. Ecco perché.

L’economia circolare costituisce un nuovo paradigma economico emergente in grado di sostituirsi a modelli di crescita incentrati su una visione lineare, puntando ad una riduzione degli sprechi e ad un radicale ripensamento nella concezione dei prodotti e nel loro uso nel tempo.

Una sfida importante per il sistema produttivo e per la società, che richiede di adottare attività e processi di produzione e di consumo sostenibili e in grado di gestire in modo consapevole ed efficiente le risorse del Pianeta.

L’Italia può fare da apripista in questa nuova rivoluzione industriale e di pensiero, con le molteplici aziende che già da tempo credono in percorsi di sostenibilità mettendo in pratica comportamenti che le rendono più responsabili e consapevoli dei loro modelli di business, nonché più competitive.

Se applicata ai processi aziendali l’economia circolare può creare un modello di sviluppo completamente nuovo e proficuo, in grado anche di ridurre gli sprechi attraverso l’efficienza energetica e un uso più responsabile delle materie prime.

Riuso, riciclo e recupero sono le parole chiave intorno alle quali costruire un nuovo paradigma di sostenibilità, innovazione e competitività, in uno scenario in cui i rifiuti si trasformano da problema in risorsa.

A confermare questa idea, l’ultimo rapporto Legambiente sui principali benefici che hanno ottenuto alcune aziende italiane intraprendendo un modello di business circolare, di cui riporto le notevoli percentuali che ne emergono.

L’88,5% delle aziende intervistate ha affermato che l’economia circolare ha comportato un miglioramento della reputazione aziendale, il 69,2% ha affermato che è migliorata la motivazione del personale e la varietà dei prodotti/servizi offerti.

Il 65,4% ha constatato che si è avuto un riposizionamento del brand, il 52% è entrato in nuovi mercati, il 47% ha aumentato la quota di mercato, mentre il 44% ha riscontrato una riduzione dei costi.

Il 34% ha affermato che uno dei principali benefici è stato una struttura dei costi più stabile, il 12,2% allineamento con la concorrenza ed infine, l’8,2% ha evidenziato un’agevolazione al credito.

L’economia circolare si configura dunque come una scelta strategica per le aziende che decidono di avviare questa transizione essendo tra le altre cose, come detto, un potenziale vantaggio competitivo che genera un’importante valore aggiunto rispetto ai propri competitors, in una prospettiva di diversificazione, di individuazione di nuove forme di efficienza, di riduzione dei costi e di ampliamento del proprio mercato di riferimento.

È utile ricordare infine che tale sfida deve essere supportata da un indirizzo e un coordinamento a livello nazionale ed europeo, che metta in campo le norme e gli strumenti economici e rimuova le barriere per la nascita di una vera e propria rivoluzione circolare in Italia e in Europa.