La moda sostenibile studia nuove possibilità eco-sostenibili per realizzare abiti e accessori fatti con tessuti completamente naturali e biodegradabili.
La fashion sustainability ambisce a realizzare abiti con materiali bio, come alghe, foglie di eucalipto, buccia d’arancia e foglie d’ananas.
Questa nuova frontiera del fashion non prevede solo processi produttivi, catene industriali e di distribuzione che rispettano i criteri della green economy, bensì ripensa e innova i materiali, sviluppando soluzioni a basso impatto ambientale.
Per quanto riguarda le alghe, vi porto l’esempio dell’azienda israeliana Algaeing che usa questo vegetale come componente principale di tutti gli articoli del suo brand. Le alghe vengono combinate con la cellulosa così da creare una nuova fibra tessile. Per tingere i capi viene poi utilizzato un colorante – sempre a base di alghe – completamente biodegradabile.
Anche la designer Scarlett Yang è riuscita a realizzare un abito sviluppando un biomateriale derivante da acqua ed estratto di alga.
Con le foglie di eucalipto viene invece realizzata una fibra nota come lyocell dal marchio di abbigliamento britannico Vollebak.
Mentre, per gli indumenti realizzati con gli scarti di frutta richiamo l’azienda svedese H&M, che, in contrasto con la tendenza poco sostenibile del fast fashion – categoria a cui appartiene -, ha creato una linea di abbigliamento partendo dai rifiuti alimentari. Si tratta della linea Conscious Exlusive, composta di capi fatti di fibre ottenute dalle bucce d’arancia. Il risultato? Un tessuto alternativo alla seta, 100% green. Inoltre, sempre nella sua linea green, l’azienda impiega foglie di ananas e il bloom foam, una schiuma che può essere utilizzata per creare suole delle scarpe partendo dalla macerazione delle alghe.
Semplicemente idee geniali ed innovative che danno nuova vita agli scarti alimentari e ripensano i materiali, rendendo una delle industrie più inquinanti, un po’ più sostenibile.