I resi non dovrebbero diventare la normalità!

Gli acquisti online ormai sono parte integrante del nostro modo di fare shopping e rendere i prodotti acquistati oggi è più semplice che mai. Le strategie di reso, nate come mezzo per incrementare la fiducia del consumatore all’acquisto online, hanno col tempo contribuito a sviluppare dei modelli di consumo nuovi e indubbiamente vantaggiosi per il cliente.  Eppure, queste politiche hanno un enorme impatto economico e ambientale, che spesso il consumatore finale non percepisce. La bassa percezione del consumatore circa l’impatto dei resi è confermato da una ricerca condotta in Gran Bretagna nel 2018, che identifica come il 9% dei consumatori acquisti con l’unico scopo di realizzare un contenuto social. Poi il prodotto viene immediatamente rispedito al venditore. Questo dato sale al 17% se si considerano i consumatori di età compresa tra i 35 e i 44 anni.

L’impatto dei resi è duplice. Il primo danno è quello inflitto al pianeta. Basti pensare alle emissioni di CO2 derivanti dal trasporto e produzione di capi che non verranno mai utilizzati. Infatti, spesso i prodotti resi non possono essere rimessi in commercio. Come riportato dal Guardian con riferimento agli USA, ogni anno finiscono in discarica 2,3 miliardi di chili di resi, dato che incrementa esponenzialmente durante le festività.

Il secondo danno è quello arrecato all’economia. Si consideri infatti che ai brand il reso può costare fino al 66% del prezzo originario del prodotto. Questi costi sono derivanti dal mancato introito legato alla restituzione oltre che dalla necessità per l’azienda che riceve il reso di etichettare, ripulire e imballare il prodotto per una seconda o terza volta.

Per riassumere, nel gioco dei resi online non ci sono vincitori.

Il trend però sta cambiando. Le grandi imprese del fashion low cost, tra cui il brand fast fashion Zara, ma anche H&M, Uniqlo e molti altri, hanno iniziato ad abbandonare la politica del reso gratuito, addebitando al consumatore un prezzo che va dai circa 3 ai 5 euro per effettuare la restituzione dei capi acquistati online. Sicuramente questa scelta è dovuta ad una necessità strategica, di cui sono complici l’aumento di costo delle materie prime e dei costi di trasporto. Eppure, queste nuove politiche di reso finiscono per essere anche amiche dell’ambiente, scoraggiando acquisti impulsivi e riducendo la quantità di emissioni e di rifiuti.